
In occasione della Giornata internazionale del Lascito Solidale, l’istituto Walden Lab-Eumetra ha realizzato per il Comitato Testamento Solidale la ricerca “Valori, donazioni e lasciti solidali” per indagare l’universo valoriale degli italiani e l’evoluzione della solidarietà.
L’onestà, anzitutto; poi il rispetto degli altri; quindi, la famiglia, seguita dal rispetto delle regole e dallo spirito di generosità. Sono i principali valori che gli italiani dichiarano di aver ricevuto dalla famiglia e reputano cardine nella propria vita. E, a prescindere da quale sia quello più importante, la quasi totalità degli abitanti del Belpaese (97%) è concorde nel dichiarare che ci sono sicuramente valori tramandati dalla famiglia che si sono rivelati fondamentali nella propria vita.
È quanto emerge dall’indagine Valori, donazioni e lasciti solidali realizzata da Walden Lab-Eumetra per il Comitato Testamento Solidale – di cui anche la Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico fa parte – su un campione rappresentativo di italiani di 25+ anni (circa 46,5 milioni, in base ai dati Istat). I risultati della ricerca sono stati presentati oggi a Roma, nell’ambito dell’evento dal titolo “Lascito Solidale – Un ponte tra passato e futuro” organizzato dal Comitato Testamento Solidale con il patrocinio e la collaborazione del Consiglio Nazionale del Notariato, in occasione della Giornata internazionale del Lascito Solidale, che ricorrerà il prossimo 13 settembre.
La famiglia, cellula costitutiva della società italiana, si conferma inamovibile dal vertice della piramide: è il primo tra i valori che gli italiani dicono di aver ereditato ed è prima anche nel ruolo di tutela e promozione dei valori stessi per il 75% degli italiani, che la reputano il soggetto che più si sta impegnando in questa missione. Subito dopo la famiglia, troviamo il Terzo Settore insieme alla scuola, entrambi al 65%.
Se si chiede poi agli italiani quale simbolo del nostro mondo vorrebbero lasciare a chi verrà dopo di noi, mentre 6 su 10 non riescono a indicare un oggetto che rappresenti i valori importanti, tra coloro che rispondono – il 41% – è elevato il numero di coloro (108) che fanno riferimento a un valore o a una qualità e non ad un oggetto/prodotto: il rispetto, l’onestà, la pace, la sincerità, la conoscenza, l’unità della famiglia, la libertà, l’amore tra i più citati. Ma c’è anche chi cita un oggetto “materiale”: tra i più gettonati, libri, elementi naturali come alberi e fiori, la casa di famiglia, un simbolo religioso come un crocefisso o un testo sacro, oggetti con un elevato valore simbolico (la bandiera italiana, la Costituzione/il Codice Civile, il fazzoletto scout…) o con un valore affettivo/familiare (un orologio, un bracciale, un quadro).
Spostandoci dalla dimensione individuale a quella collettiva, chi potrebbe rendere migliore la nostra società? Gli italiani non hanno dubbi: in primo luogo i cittadini (88%) e il Terzo settore (87%), seguiti da enti locali (84%), Europa (80%), mass media e governo (entrambi al 79%), PMI (77%) e grandi imprese (76%), Chiesa (73%) e infine banche (67%). Ma passando dal potenziale al reale, chi lo sta concretamente facendo? Qui il Terzo settore torna prepotentemente primo con il 77%, con un profondo distacco da tutti gli altri attori: Chiesa (48%), cittadini (47%), Europa (42%), PMI (41%), enti locali (39%), mass media (34%), grandi imprese (33%), governo (27%) e infine banche (22%).
Nel gap tra aspettative e percezioni, dunque, l’unico attore che mantiene una coerenza di posizione è il non profit. Gli italiani lo considerano un faro per la tenuta sociale e ne riconoscono la grande rilevanza per il contributo che dà alla realizzazione di una società migliore (84%), dal punto di vista culturale per i valori che rappresenta e promuove (82%), dal punto di vista economico per il valore dei servizi che produce (76%). Per l’83% degli intervistati, il non profit interpreta e trasmette valori indispensabili per la tenuta e la coesione della nostra società; per l’82% rappresenta un modello alternativo di società, basata sulla cooperazione piuttosto che sulla competizione; l’81% pensa che sopperisca alle istituzioni nel dare risposta ai bisogni più urgenti.
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